Verso il 1926, si rivelarono i primi scontri tra la Commissione Amministrativa della Cappella e la Chiesa, le ostilità si ruppero apertamente e con durezza nel 1946. Gli uni volevano che la cappella dipendesse dalla gerarchia ecclesiastica, gli altri che continuasse ad essere affidata ai discendenti dei coloni. In quegli anni, il vescovo della Florida Mons. Miguel Patenain, chiese a cattolici rispettosi della gerarchia ecclesiastica di allontanarsi dalla venerazione popolare a San Cono. Infatti, egli collocò un’altra immagine del santo nella cattedrale della città, definendo quello popolare un impostore. La Chiesa cercò anche di cambiare il significato del santo, attribuendogli il titolo di patrono della gioventù, ispirandosi sicuramente alla precoce età in cui mori San Cono.
Ma la cosa realmente grave fu che quel vescovo arrivò a considerare anatema tutti quelli che osavano partecipare alla processione tradizionale, mentre non erano considerati tali, coloro che partecipavano alla processione da lui organizzata il 3 giugno con la nuova immagine. In verità, applicando tale misura, non ottenne un esito migliore: la gente, infatti aveva meno paura di rimanere al di fuori della Chiesa, che alienarsi dai favori del santo.
Chiese inoltre alla polizia di proibire la processione e di imporsi con l’uso della forza pubblica contro coloro che disobbedivano. Per tutto ciò, dal 1957 si ebbero in Florida due processioni di San Cono, e le autorità nazionali non vollero pronunciarsi su quali delle due fosse quella legittima se quella della Chiesa, alla quale partecipavano poche persone, o quella popolare, alla quale convenivano ogni volta più gente e dai luoghi più lontani. Intanto, la Chiesa aveva risolto facendo riferimento alla Costituzione del 1917, che aveva consacrato lo Stato laico in Uruguay, separato dalla Chiesa, alla quale era stato conferito il dominio su tutti i templi cattolici del paese. Ma il Giudice di Prima Istanza si oppose perché seppe che la Cappella di San Cono era stata eretta da un gruppo di privati, con i loro mezzi, molto prima del 1917, senza che né la Chiesa e né lo Stato avessero contribuito alla sua costruzione, tanto meno che il terreno fu donato dal municipio.
Ma, la Chiesa si appellò al Tribunale che confermò tale sentenza. La disputa teologica – politica – economica tra la Chiesa e la Commissione amministrativa si risolse in un modo molto speciale, che corrispondeva all’applicazione dei valori propri dei discendenti degli emigrati, per i quali, il santo rimaneva per sempre il loro e di nessun’altro. La Chiesa, finalmente, diede dimostrazione di sensibilità, questa infatti allontanò il vescovo nel 1960 e ne nominò un altro che aveva fama di buon negoziatore e che era tra l’altro italiano, Mons. Umberto Tonna. Lui stesso raccontò che la prima cosa che fece dopo aver ricevuto l’episcopato, fu quello di dirigersi alla Cappella di San Cono per parlare con i membri della commissione amministrativa, presieduta allora dal Francesco Morella, al quale gli disse: “Sono straniero come voi, perciò ci capiamo”. L’accordo rapidamente ottenuto, riflette il senso di praticità caratteristico dell’Italia meridionale e dei suoi tanti figli residenti all’estero. La chiesa si impegnò a designare un parroco per la Cappella di San Cono; e le offerte raccolte nelle messe, nei battesimi, nei matrimoni, nei funerali, furono date in beneficenza per la Chiesa; ciò che la Commissione riceveva come offerta dai fedeli del Santo, sarà amministrato da quest’ultima senza alcuna interferenza della Chiesa. Terminò cosi quel particolare scisma e San Cono potè entrare un’altra volta all’interno del sistema rituale ufficiale.
Da allora tornò ad esserci una sola processione che passava anche per la strada dove era ubicata la casa vescovile, e il vescovo se non poteva andare alla processione, usciva al balcone per salutare il Santo. Inoltre, scomparve dalla sua nicchia nella cattedrale di Florida il San Cono Uruguayano.
San Cono finì per essere il grande Santo uruguayano e abbondano nel suo museo le offerte degli eroi sportivi uruguayani. Infatti, alla vigilia della famosa finale del Campionato del Mondo del 1950 in Brasile, nello Stadio Maracanà dovevano incontrarsi la nazionale uruguayana e quella brasiliana, Julio Perez, il capitano ormai leggendario degli “azzurri” rioplatensi, penso di rivolgersi a San Cono, promettendogli di andare in pellegrinaggio a piedi da Montevideo a Florida in caso di vittoria. Il risultato non lascia adito a dubbi; l’Uruguay vinse 2 a 1 (la somma da naturalmente 3) e i gol furono segnati da Schiaffino e Chiggia, due emigrati italiani, ben conosciuti anche da noi.
La maglia di Julio Perez ora si trova tra gli ex-voto della cappella del santo. All’interno di quel museo, si vedono ancora, varie biciclette con le quali hanno vinto il Giro Ciclistico dell’Uruguay; i guanti con i quali alcuni giocatori di box ottennero le vittorie che giudicarono importanti; motociclette contorte dagli incidenti dove i loro conduttori rimasero miracolosamente in vita; molti abiti da sposa di quelle che grazie al santo conseguirono il matrimonio e che come esercizio di carità si prestano ai poveri che non hanno la possibilità di comprarsene uno, montagne di anelli e fedi matrimoniali, orologi molto preziosi, collane, braccialetti, monete provenienti da diversi paesi ecc. Ci sono varie vetrine nelle quali si accumulano oggetti d’oro, e tutto ciò, al di fuori dei gioielli più vistosi e costosi che sono attaccati al mantello del santo; i braccialetti che riempiono le sue braccia, le collane di pietre preziose e di perle che si ammassano intorno al suo collo. Abbondano anche le offerte senza valore economico, ma che comunque hanno avuto una considerevole importanza sentimentale per chi decise di donarle, ciò conforma un eterogeneo insieme di rarità, tra le quali può emergere un arazzo che rappresenta la Casa Bianca di Washington affiancata dalle effigi di Lincoln e Kennedy, sicuramente e il ricordo di un emigrato agli EEUU che forse ha riottenuto la vista grazie al Santo.
La devozione a San Cono è attestato dovunque in Uruguay poiché, qualsiasi località ha un negozio denominato “San Cono”. Moltissimi sono i maschi che portano il nome Cono, tra i quali c’é chi é emerso con questo nome nelle attività sportive o anche nella politica, tutto questo aiuta ancora di più a diffondere il nome; per esempio un Intendente Municipale della Florida aveva questo nome. Molto meno comune, anche se è utilizzato, é la variante femminile Cona.
La festa del 3 giugno, cade nell’inverno australe, a volte coincide con giorni tempestosi e inclementi, ma nonostante tutto, i fedeli di San Cono affermano che, se in questo giorno piove, la pioggia dovrà sicuramente smettere nel momento della processione. Per l’occasione convengono in Florida migliaia di persone che arrivano da tutti i paesi, ciò permette la riuscita della fiera che, si estende per moltissime contrade.
Nell’ultima festa, uno dei tanti club presenti a Montevideo ha noleggiato circa 30 autobus per trasportare quelle persone che volevano partecipare alla processione.
Tutta la città vive per questo giorno, infatti è totalmente colma di veicoli e di persone. Ed è già da alcuni anni, che il Governo Dipartimentale ha dichiarato il 3 giugno come un giorno festivo.
Apreciado Cono Di Sarli, hermosa tu historia de San Cono en el Uruguay, fue muy emotivo haber participado contigo en la llegada del San Cono Durmiente al Uruguay en el hoy ya lejano Octubre de 2011, hoy parece imposible haberlo logrado.
Gracias por tu ayuda y trabajo permanente por San Cono!!.
Haber llegado de sorpresa con Monica a Teggiano aquel 2 de Marzo de 2014 sobre el mediodía y caminar rumbo a la Antica Tabacheria y verte siempre vital fue maravilloso!!…La Iglesia Mayor y San Cono allí sin palabras, va nuestro saludo para tí, y extensivo al hermoso grupo de peregrinos que llegaron hasta aqui desde Teggiano y a Todos los devotos silenciosamente distribuidos por el Mundo Todo, siempre con Fé, Pedro Gordon (Pedrito) y Monica Plevoets 09.06.2015
Ciao Pedro come stai? ieri mi hanno comunicato tramite Fabio che in Agosto viene il sindaco di Florida il presidente della commissione di San Cono Gerardo Casella con la moglie e il presidente di appoggio Polo Pintos, perchè non vieni anche tu. Anch’io vi ricordo con tanto affetto e nostalgia di quando siamo venuti in Uruguay con San Cono, ricordo che non si può dimenticare di come avete, con tanta devozione, accolto San Cono. Ricordo la sorpresa nel mio negozio certo il tempo della permanenza a Teggiano è stata di solo poche ore. Ti salutano caramente tutti gli amici che sono stati in pellegrinaggio li da voi che con tanta nostalgia ricordano di voi tutti.
Ti saluto e ti abbraccio a te e Monica e a tutti gli amici Uruguaiani
Cono Di Sali
Sono di san cono (prov.catania) Sicilia italia. La vostra storia è la stessa di quella del mio paese. Ancora oggi la chiesa ci prova ad impossesarsi dei beni che possiede san cono, oro, soldi, e proprieta. Non vi conoscevo che anche in Uraguay c’è lo stesso santo con la stessa storia e lotta per tenerlo in vita. Non so chi legge questo messaggio. Ma tanti saluti ai saconesi all`estero. Il nostro dire è viva diu e santu conu …
Spett.le signora Rosalia voglio precisare che la storia di San Cono di Catania non è la stessa, conosco bene la storia di San Cono di Naso. Ma questo non vuol dire che il vostro o il nostro San Cono è meglio. Sono due santi che hanno sofferto nella vita, il vostro eremita vescovo predicatore il nostro nato a Teggiano monaco benedettino è morto nel monastero di Santa Maria di Cadossa sito in un paese vicino al nostro, Montesano, le Sue spoglie mortali sono venerate a Teggiano nella Cattedrale. In Uruguay invece come ogni emigrante porta con se il loro Santo protettore, quindi i Teggianesi emigrati alla fine dell’800 portarono come loro simbolo e fede di San Cono. E’ ovvio che in quel paese non conoscendo il Santo ci sia stata una certa diffidenza. Non capisco poi l’attacco che fai alla chiesa nell’impossessarsi dei beni. Se vuoi ti mando la storia del nostro Santo.
Un cordiale saluto
Cono Di Sarli
ciao si lo so questo e’ san Cono ma non e’ lo stesso santo che noi veneriamo a san cono…
io non so perchè si vuole fare di tutta l’erba un fascio…
io ne parlai tanti anni fa diciamo nel 77 di questo santo san cono che pero’ era un prete e che mori a soli 19 anni. Mentre il nostro era un Monaco che visse ben 97 anni…
certo ogni santo che porta lo stesso nome del nostro viene ben venerato e accolto… ma cerchiamo di divulgare notizie sul nostro santo… in quanto e’ quello che noi veneriamo a san cono… SCUSA…. alfredo randazzo.
Carissimo Alfredo, non so con chi ti ha riferito che il nostro San Cono era un prete. Io mi sono incontrato con molti di voi di Naso molti anni fa, ci siamo incontrati a San Cono di Cessaniti (VV). Abbiamo fatto una lunga chiacchierata su i due Santi ma non si è detto mai che era un sacerdote. Era un giovane, morto all’età di 18 anni non aveva preso nemmeno i voti da monaco benedettino. Mi fa piacere nel suggerirmi di divulgare le notizie dei due Santi. Ma non abbiano notizie della vostra organizzazione.
Ti saluto
Cono Di Sarli