Alla fine del XVI secolo fu stampata a Cosenza la prima biografia su San Cono ad opera di Fabio Bonomo. Sono passati più di 400 anni da quando, nel 1595, il reverendo Fabio de Bonohomine, abate di Santa Maria di Diano e vicario generale del Vescovo di Cosenza, volle scrivere il racconto della vita del Beato Cono e dei prodigiosi segni che, oltre tre secoli prima, avevano accompagnato la traslazione del suo corpo dall’abbazia di Cadossa a Diano. La narrazione del reverendo Fabio de Bonohomine fu accompagnata da 12 epigrammi, redatti da canonici e cittadini cosentini, che espressero in forma poetica la loro ammirazione e devozione al giovane e santo religioso dianense.
E’ stata necessaria un’indagine storica sugli autori, tutti cosentini, sulle caratteristiche dell’ambiente culturale da cui emersero “La vita del Beato Cono” di Fabio Bonomo e gli epigrammi dei Canonici dell’Arcidiocesi di Cosenza.
Nel 1638 il Bollandista Godefrido Henschenio riceve a Napoli una “Vita di San Cono” inviatagli dal gesuita Antonio Beatillo, che gli riferisce di essere stato a Teggiano, dove ha celebrato la Messa sull’altare nel quale è sepolto il Santo e di aver personalmente accertato l’effusione del profumo che emanava da un suo braccio conservato fuori dal sepolcro. Racconta, inoltre, che questa Vita era stata scritta da Fabio de Bonomo, Vicario generale a Cosenza e pubblicata nel 1595. Ciò spiega la presenza del culto di S. Cono a Cessaniti (VV).
L’edizione del 1595, che conteneva gli epigrammi composti da canonici e cittadini di Cosenza, si pensava che fosse scomparsa da tutte le Biblioteche consultate. Non si trova neppure nella Certosa di San Bruno di Catanzaro come dichiarato nella lettera del bibliotecario fr. Basilio M. Caminada a Mons. Vincenzo Marchesano. Godefrido Henschenio ha nelle mani anche un Breve di Sisto V, nel quale è ricordato il sepolcro di San Cono nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Teggiano e un’altra Vita manoscritta donatagli dal gesuita Scipione Pauluzio. Questa, più antica di quella scritta da Fabio de Bonomo, è stata studiata e preparata per la stampa da lui che, però, è stato costretto, per le non buone condizioni del manoscritto e per l’imperizia dell’amanuense che l’aveva trascritta, ad intervenire sul testo con congetture ed aggiunte.
L’opera dello Henschen è, quindi, il più antico documento posseduto della Vita di San Cono, essendo andata dispersa quella composta da Fabio de Bonomo, pubblicata nel 1595.
Nel 2007 l’editore Carmine Carlone trovò il manoscritto nella biblioteca Alessandrina di Roma e lo ha pubblicato il 17 dicembre 2017.
La storia di alcuni Epigrammi ha dei risvolti sconosciuti.
Della Vita del Santo, scritta dal Bollandista G. Henschern su un antico manoscritto, proveniente dalla Diocesi di Teggiano, conosciamo gli autori, ma non il testo. Questo, mutilo in varie parti, è giunto in possesso a Mons. Marchesano, che ne ha chiesto prima l’integrazione e poi la traduzione in prosa e in versi italiani. Nel 1999 si è presentata l’opportunità di pubblicare il tutto per metterlo a disposizione dei devoti e dei teggianesi, profondamente legati al culto del Santo. E’ stata, quindi, necessaria un’indagine storica sugli autori, sulle caratteristiche dell’ambiente culturale da cui gli epigrammi provenivano.
Si tratta di componimenti di lode per un Santo. Ne emergono la purezza angelica del giovane Santo, la fuga al Monastero, segno di una straordinaria chiamata di Dio, il miracolo dell’ incolumità in mezzo al fuoco ardente, che avvicina il Santo ai fanciulli passati illesi attraverso le fiamme della fornace di Babilonia e al giovane Daniele non toccato dai leoni, il paragone col martirio di S. Lorenzo, a cui era dedicato il grande Monastero di Padula, l’amore di Dio più forte del fuoco materiale, la vittoria sull’amore materno e la beatitudine celeste di S. Cono e la sua funzione protettrice verso i suoi devoti.
Il dodicesimo Epigramma è un’antifona al Beato Cono: “O Lux Dianensis, Cone Beatissime, funde ad Dominum pro nobis peccatoribus, qui liberavit Te ab ardenti clibano”.
(O luce di Diano, Beatissimo Cono, effondi preghiere per noi peccatori al Signore, che ti liberò dall’ardente forno).
0 Commenti