Ormai è da molti lustri che le comunità emigrate da Teggiano ci coinvolgono in modo pieno nelle feste a San Cono che ormai è venerato in molte parti d’Italia e del mondo, per cui i residenti a Teggiano non possono che sentirsi coinvolti in questa agorà planetaria dove culto al santo patrono, identità culturale, storia e tradizioni formano un legame forte che non conosce frontiere e non patisce lontananze, anzi usa con intelligenza tutte le nuove possibilità di comunicazione.
I luoghi diversi permettono un percorso di scambio di esperienze umane e religiose e ci aprono l’orizzonte a una globalizzazione che permette di tessere relazioni e possibilità di incontro.
Il percorso è sempre il medesimo con poche varianti: partono da Teggiano dei coraggiosi pionieri che aprono la strada. Sono desiderosi di impegnare la loro vita nel lavoro. Avvertono che non possono farlo nel loro paese che tanto amano. All’inizio sono combattuti: vorrebbero sbattere la porta, ma non ci riescono. Nei primi tempi osannano le positività del luogo che gli dà un avvenire, poi, nel tempo, avvertono che la loro identità di origine con tutti i valori umani e cristiani non può essere smarrita e cominciano a pensare di voler fare un atto di gratitudine al luogo natio e soprattutto al Santo Protettore. Hanno dentro il cuore un desiderio di mostrare alla comunità di approdo che sono venuti per il lavoro, ma che hanno un Santo Protettore e che desiderano che anche nella nuova comunità si conosca la sua storia e soprattutto si veneri il Santo. E qui viene in evidenza il protagonismo: si ritrovano con i paesani, sentono la parrocchia di Santa Maria Maggiore, nella persona del Parroco e del comitato feste e ogni volta, dopo aver celebrato la festa del 3 giugno, si domandano: perché non si può celebrare anche da noi? I vescovi di Diano (Teggiano prima) e poi di Teggiano-Policastro, i Parroci approvano e sostengono, i Vescovi e i Parroci del posto lungimiranti rendono possibile l’associazione e inseriscono la festa nel contesto della vita pastorale delle Parrocchie.
E il continuo impegno nel tessere relazioni, chiedere mediazioni, anche qualche incomprensione, ma la tenacia di voler riproporre lo stile della festa: la celebrazione eucaristica, la statua, la processione, le luminarie, i fuochi quasi a voler ricreare anche plasticamente la festa di Teggiano. Io stesso che già nella mia famiglia ho vissuto il distacco, sono stato conquistato ricordando quanto tempo dedicava mia madre nel curare la comunicazione con i nostri parenti negli USA e in Venezuela e quanto era gioiosa la festa a casa nostra tutti riuniti per il pranzo della famiglia patriarcale con alcuni venuti dall’estero invitati sempre da mio padre, di venerata memoria. Ed è gratificante per me essere riconosciuto e accolto anche oggi come prete, ma anche come il figlio di Peppe ”la guardicedda“.
Nella nostra trasferta a Cascina è stata, come in altre occasioni, un momento di incontro e convivialità, fuori da contesti che a volte sono troppo angusti, condizionati o formali, con gli amici provenienti da Teggiano. E io ho scoperto, come altre volte, ricchezze umane, riflessioni interessanti e dense di significato che vorrei fossero condivise anche a Teggiano. Senza cadere in forme di campanilismo e autoreferenzialità proporrei di presentare ai giovani la storia delle varie emigrazioni da Teggiano nel mondo, ma anche una riflessione sulla religiosità popolare legata al culto di San Cono nel mondo. La mia proposta vorrebbe rifuggire dal sentimentalismo, dalla nostalgia o dal riproporre un’identità che sarebbe spazzata via dalla post-modernità.
Mi sono chiesto se la devozione a San Cono e ai Santi in generale non possa essere significativo per le due comunità in cui annuncio e testimonianza di fede possano costruire un gemellaggio vero e proprio che abbia come finalità condividere la storia, le tradizioni e le esperienze lavorative con la sola finalità di dire grazie a coloro che hanno portato nel mondo la nostra storia culturale, la nostra fede e la religiosità popolare.
Tutto ciò rappresenta un patrimonio non materiale da trasmettere alle generazioni future.
Chiedo a coloro che in questi anni hanno fatto la mia stessa esperienza di dare il proprio contributo di riflessioni, idee e iniziative per tenere acceso questo fuoco e ognuno donare parte del tempo a che non si creino fratture, ma si costruiscano percorsi di unità anche nell’accettazione delle varie sensibilità che possono essere ritenute complementari.
Don Andrea La Regina
RINGRAZIAMENTI
Un grazie a S.E. il Vescovo Mons. De Luca perché come Pastore, ci guida anche in questo cammino di gemellaggio, al Parroco don Giuseppe Puppo che è attento a coloro che, pur emigrati, si sentono legati alla comunità di origine, al Comitato Feste San Cono di Teggiano che in modo solidale gioisce al nascere di altre associazioni che promuovono il Culto al Santo Patrono, al Coro che col bel canto ci ha aiutato nel rendere grazie al Signore, agli amici venuti da Teggiano per la festa, al Sindaco di Teggiano e gli altri membri dell’Amministrazione comunale che rappresentano la comunità civile.
Un particolare ringraziamento a tutti gli amici dei vari paesi della Diocesi che vivono in Toscana, all’assessore Trotta in rappresentanza del Comune di Sassano e al presidente della Proloco Sassano Franco Biancamano.
Un pensiero grato al Parroco di Cascina che ha accompagnato la preparazione e vissuto con noi la festa e al Sindaco che con la presenza e la parola ci ha fatto capire come la comunità dei valdianesi e della Diocesi in Toscana con il lavoro hanno contribuito allo sviluppo umano e solidale di quel territorio.
Grazie agli amici tutti che in Toscana hanno costituito l’associazione e che con generosità hanno dato tutto se stessi per preparare una festa molto significativa e arricchente sia nella dimensione liturgica che conviviale.
La nostra gioia e il sentirci uniti ci porti a ringraziare il Cristo Salvatore e il nostro caro Santo.
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