L’Obelisco di San Cono che domina la piazza di Teggiano, dedicata proprio al Santo patrono, è simile ad un faro che veglia a proteggere i marinai quando il mare è in tempesta con l’abbagliante luce che si accende nel momento del bisogno. La statua del Santo è posta in alto come simbolo di protezione per tutto il popolo teggianese, protezione che giunge dalle sue braccia.
La proposta per la creazione dell’Obelisco giunse in occasione del tragico terremoto del 1857, che probabilmente è stato dimenticato. La mole fu eretta per la devozione che il popolo provò nei confronti del Santo, per tramandare ai posteri il nome e le grazie ottenute da San Cono. Dopo l’orribile sisma avvenuto nella notte tra il 16 e il 17 dicembre 1857, i teggianesi con solenne ed univoco voto, espressero in pubblico la volontà di erigere l’obelisco al Patrono e cittadino San Cono.
Coloro che furono deputati dal popolo stipularono un contratto per la creazione dell’opera alta 23 metri. Anche la scelta del luogo in cui dovesse sorgere fu presa dai deputati e dalla popolazione che fu presente alla solenne inaugurazione.
Le quattro lapidi che circondano la base dell’Obelisco ricordano il miracolo ottenuto da San Cono
Un degno gentiluomo di Teggiano propose di rimuovere la base dell’Obelisco e spostarla in un altro luogo perché, passati 12 anni dall’inizio del progetto, la piazza centrale si era trasformata. Ma il popolo si oppose, perché l’Obelisco era stato collocato nel mezzo del quadrivio e quindi armonizzato con la stessa piazza. Una proposta di cambiamento sarebbe interpretata dal popolo come segno di poca riverenza verso il Santo.
Il 3 giugno del 1887, a 30 anni dal terremoto, l’Obelisco venne inaugurato con una solenne festa
E ancora oggi svetta là, dove il 17 dicembre del 1857 fu portata la statua di San Cono e nel 2014 fu celebrato il terzo centenario della costruzione della statua. Lì i teggianesi improvvisarono un altare e intorno accesero un falò e, tra preghiere e canti al gelido freddo invernale, rimasero per varie notti chiedendo l’aiuto al Santo di liberarli dalla grande sciagura. In risposta a questa preghiera, San Cono fece scorrere dalla scarpa del piede sinistro la famosa “manna” e, in ricordo di questo prodigio, i teggianesi decisero di costruire l’Obelisco.
Ancora oggi si celebra il patrocinio di San Cono e come testimonianza di fede e di gratitudine si accende un grande falò là dove 160 anni prima avvenne il grande miracolo. Il tutto ricordato con l’inno di San Cono che tutti i cittadini cantano. (CITTADINI ALZIAMO UN CANTO…)
… e risponda il colle e il piano
al festante popol grato,
Che San Cono ci ha liberato
Dal flagello del terror.
Di già brilla assai funesto
di spavento orrore e lutto:
atterrito il popol tutto,
più non sa dove fuggir.
L’ora intanto è già suonata,
e l’elettrico torrente,
dall’occaso all’oriente,
il suo rombo fa sentir.
Il gran Santo al trono eccelso
del gran Dio di maestate
si presenta e ottien pietate
Pel suo popolo fedel.
Col Suo piede ferma il suolo,
che si scuote in ogni istante,
e la manna assicurante
fa grondare dal Suo piè…
Quello che i nostri antenati hanno realizzato con devozione e sacrificio, viene oggi dissacrato e offeso. Utilizzare l’obelisco come rotatoria per le macchine, sottoporlo periodicamente ad assalti scoppiettanti e trasformarlo in un palo per la luce, fa venir meno il carattere immanente dell’Opera. Forse quel “degno gentiluomo” aveva (pre)visto giusto!