La costruzione del monumento *
Nella notte tra il 16 e 17 dicembre 1857 il Vallo di Diano fu colpito da un tremendo terremoto, solo Polla il paese più colpito contò 867 morti. A Diano ( Teggiano dal 1862 ) il terremoto fu avvertito in tutta la sua terribile intensità, ma non fece alcuna vittima, limitandosi la scossa a danneggiare alcuni edifici, tra cui la chiesa e il campanile di Santa Maria Maggiore. Lo spavento fu tuttavia grande e costrinse tutta la popolazione a rifugiarsi al Portello, lo spazio antistante al castello, dove alle prime luci fu eretto un altare su cui venne posta la statua lignea di San Cono, che fu subito oggetto di suppliche e riti religiosi.
A queste manifestazioni di intenso fervore religioso, venne ad aggiungersi, nella sera del 21 dicembre, un evento straordinario, di carattere soprannaturale, che ebbe come testimoni, tutti coloro che erano riuniti in preghiera davanti al simulacro di San Cono: dalla scarpa del piede sinistro sgorgò una stilla di manna che benchè prosciugata dai sacerdoti presenti, per tre volte si riprodusse. Alla vista di tale prodigio, la popolazione per gratitudine al Santo presentava doni in oro e larghe donazioni in contanti, con al ferma volontà di rendere solenne e sacro il giorno 17 dicembre e dedicarlo al Suo patrocinio. Circa un mese dopo il terremoto, cioè il 17 gennaio 1858, con atto pubblico rogato dal notaio Cono Carrano, si costituì un comitato con l’incarico di erigere sulla pubblica piazza, un obelisco in onore di San Cono, in ricordo del miracolo del 21 dicembre dell’anno prima e in rendimento di grazia per aver salvato il paese dal sisma del 16 dicembre. Già iniziata nei giorni immediatamente seguenti al terremoto, la raccolta di fondi continuò fino a raggiungere ai primi di maggio la somma di 400 ducati, con la quale fu possibile contattare il futuro costruttore del monumento, il sig. Saverio Trotta di Padula.
Il 19 maggio il Trotta ed il sindaco di Diano avanti il notaio Carrano firmarono il contratto riguardante la costruzione dell’obelisco. Il costo dell’obelisco fu fissato in 1000 ducati, pagabili in 200 ducati alla stipula del contratto, 300 entro il 1° luglio 1858, la restante somma di 500 ducati venne suddivisa in due rate di 250 pagabili la prima entro il 30 giugno del 1859 e l’altra a sei mesi dal completamento dell’obelisco e cioè entro il 3 dicembre del 1860. Il comitato incaricato per la costruzione del monumento, potendo però contare solo sulla somma di 500 ducati, su richiesta del Trotta, inserì nel contratto una clausola con la quale si consentiva al costruttore di interrompere i lavori, ove mai la rimanente somma di ducati 500 non fosse nella disponibilità del comitato.
Fu così che nel 1863 il sig. Trotta interruppe i lavori consegnando soltanto il piedistallo con le quattro iscrizioni celebrative, una delle quali porta, per l’appunto la data del 1863. Ebbe inizio così, un lunghissimo periodo di stasi durato circa venti anni. Il piedistallo fu lasciato in forzoso abbandono tanto che in seno al Consiglio Comunale fu ventilata l’ipotesi di trasportare il piedistallo verso il portello. A tale ipotesi, un anonimo, con la nota “Per l’obelisco di S. Cono”, ricordò al Consiglio Comunale le ragioni che furono all’origine della costruzione del monumento anzi, invitò il civico consesso a darsi da fare affinchè la costruzione dell’obelisco venisse portata a termine. Scongiurato il pericolo del confinamento dell’obelisco al Portello, il dottor Pasquale Carrano che da diciotto anni dirigeva il Comitato Feste di San Cono dovette stringere i tempi per portare a completamento l’opera. Un decisivo aiuto venne dalle offerte che arrivarono dai teggianesi emigrati nelle lontane americhe. Sta di fatto che verso la fine del 1882 il Carrano richiamò il costruttore Saverio Trotta e finalmente dopo quattro anni e cinque mesi, il 1 giugno 1887 si ebbe l’inaugurazione dell’obelisco. Grande merito si deve alla tenacia del dottor Pasquale Carrano il quale, a coronamento della costruzione dell’obelisco ordinò a sue spese la statua del Santo e il cancello di ferro battuto che ancora oggi protegge la base del monumento.
La tormentata vicenda del monumento dedicato al Patrono di Teggiano, che si era articolata per un trentennio, si concludeva dando alla piazza del paese la sua definitiva sistemazione. L’obelisco, che per la sua classica compostezza è stilisticamente più vicino a quelle che ornano le piazze di Roma che non alle guglie barocche di Napoli e di Lecce, delimita armonicamente la piazza, stabilendo una chiusura architettonica di grande effetto scenografico. D’altra parte, l’opera è bella di per se: la decorazione geometrica e floreale è definita con un perfetto intaglio della pietra, dovuto ai bravi scalpellini di Padula, ultimi rappresentanti di una scuola di intagliatori che da secoli si era sviluppata all’ombra della Certosa e che specialmente nel seicento e nel settecento aveva avuto il suo massimo splendore.
(L’Obelisco è alto 23 m, le fondazioni sono di sei palmi – 160cm circa – e costruito in pietra locale.)
*Quanto riportato è stato attinto da un libricino pubblicato a cura del Comune di Teggiano nel 1987, dal titolo “1° Centenario dell’Obelisco di S. Cono 1887-1987”, curato dal prof. Arturo Didier che cordialmente si ringrazia per l’opportunità concessa.
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Voglio ricordare che da questo evento della manna che i teggianesi sono particolarmente devoti della statua di San Cono ed è per questo che si vuole festeggiare il tricentenario della costruzione della statua.