Penso che non sorprenda più nessuno che gli italiani emigrati nel mondo portano con sé un’identità culturale e religiosa che non può essere subito liquidata come retaggio di una sub cultura e in ambito religioso non può essere tout court contrapposta alla fede.
In ambito ecclesiale, anche dopo il documento dei Vescovi della Campania si è svolto un fecondo dibattito sulla religiosità popolare.
All’interno della concezione antropologica di “cultura” e di pluralismo culturale va riconosciuta la “cultura popolare tradizionale” nella quale, lungo la storia si è “inculturata” la religione e la fede assumendone le forme caratteristiche e plasmando la realtà storica che si può indicare come “cattolicesimo popolare”.
Scrive Papa Francesco in Evangelii Gaudium: “ogni popolo è il creatore della propria cultura ed il protagonista della propria storia. La cultura è qualcosa di dinamico, che un popolo ricrea costantemente, ed ogni generazione trasmette alla seguente un complesso di atteggiamenti relativi alle diverse situazioni esistenziali, che questa deve rielaborare di fronte alle proprie sfide. L’essere umano «è insieme figlio e padre della cultura in cui è immerso” e ancora“ Qui riveste importanza la pietà popolare, autentica espressione dell’azione missionaria spontanea del Popolo di Dio. Si tratta di una realtà in permanente sviluppo, dove lo Spirito Santo è il protagonista”.
E noi teggianesi abbiamo un esempio forte di come il culto a San Cono accompagna i nostri emigranti non solo come identità culturale, ma inserita nel contesto della fede in Gesù Cristo.
Ed è così che anche a Cascina in provincia e diocesi di Pisa alcuni devoti hanno con umiltà e con tenacia ritenuto già dall’anno scorso di programmare la celebrazione eucaristica domenicale come festa di San Cono e hanno trovato nel Prevosto della Parrocchia di Cascina la disponibilità a renderlo possibile presso il Santuario della Madonna dell’Acqua in località Fornacette.
Le finalità sono da ricercarsi nella devozione al Santo Patrono e nella volontà di sentirci comunità viva che si incontra per celebrare la festa religiosa e l’agape fraterna per ritrovare la fecondità delle radici e la condizione dei momenti lieti o tristi della vita personale e familiare.
Quest’anno ho accettato volentieri l’invito e ho notato che queste finalità sono ben conservate e condivise per cui è di buon auspicio la volontà di stabilire una data a fine settembre per la festa e con la partecipazione anche di altri emigrati della Diocesi di Teggiano-Policastro e con la presenza di cittadini residenti a Teggiano, dei rappresentanti del comitato festa San Cono di Teggiano, Cono Di Sarli e Michele Morena e del Comune come è avvenuto quest’anno con la presenza del presidente del Consiglio comunale Emma Gallo e dell’assessore Marianna Morello in rappresentanza del Sindaco e dell’amministrazione.
Era presente anche il vice sindaco di Cascina che ha testimoniato la vicinanza e l’apprezzamento per il contributo dato da questa nutrita comunità che da oltre 50 anni vive in questo territorio della bella e operosa Toscana. Al pranzo sono state servite pietanze della tradizione Teggianese preparate e curate da Paolo De Filippo e abbiamo potuto gustare l’amaro Teggiano offerto dalla ditta Tropiano Gaetano di Teggiano. E’ stato un momento forte e significativo la celebrazione eucaristica che ci ha fatti sentire Comunità di pietre vive con Cristo, pietra angolare e che ci deve far sentire più appartenenti alla Chiesa che si manifesta nella Parrocchia in cui si celebrano i misteri di Dio, si ascolta la Parola di Dio e si sperimenta la carità come servizio al prossimo.
Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato e a chi ha curato con semplicità e passione tutta l’organizzazione della festa e cioè Gaetano Mazza, Michele De Filippo e Vincenzo Fusco.
Don Andrea La Regina
0 Commenti